Israel Start-Up Nation, Dan Martin è pessimista: “Impossibile pensare a date, nessuno può sapere cosa succederà”
Poco più di una settimana fa Dan Martin stava dando gli ultimi ritocchi a un enorme blocco di allenamenti, in preparazione di un periodo di gare in cui spiccavano i suoi obiettivi di primavera. Una settimana dopo l’irlandese, passato lo scorso inverno alla Israel Start-Up Nation, è nel cortile della sua casa di Andorra, in compagnia della famiglia. Lì uscire in bicicletta è stato vietato a causa dell’infuriare dell’emergenza Coronavirus, situazione che ha scosso tutto il mondo, oltre che il ciclismo. Martin, in particolare, ha visto sfumare una dopo l’altra la Volta a Catalunya 2020, il Giro dei Paesi Baschi 2020 e le Classiche delle Ardenne.
“Qui ad Andorra sono stati categorici nei confronti di noi ciclisti – racconta l’irlandese a Cycling News – Siamo personaggi pubblici e quindi preferiscono che diamo l’esempio, rimanendo in casa. Io faccio i rulli, ma il ciclismo passa in secondo piano: dobbiamo guardare alla realtà, perché noi abbiamo almeno la salute, mentre ci sono persone in situazioni molto peggiori al momento. Dobbiamo fare la nostra parte e non uscire”.
Martin si allena utilizzando Zwift e cerca così di mantenere la sua condizioni: “La parte difficile sarà pianificare il tutto, perché non sai quando gareggerai. Ci sono molti blocchi di due settimane in giro per il mondo, ma in realtà non sappiamo per quanto tempo possa durare tutto questo. All’inizio ero un po’ sconvolto perché stavo iniziando ad avere un’ottima forma, pensando a Catalunya e Paesi Baschi. Ma ci sono persone con problemi molto più grandi di questi”, ribadisce l’irlandese, che nel 2020 ha corso la Vuelta Valenciana (quarto nella generale) e la Volta ao Algarve (undicesimo).
Il futuro? “Penso ci saranno problemi quando da qualche parte ci si potrà allenare all’esterno e in altri posti invece ci saranno ancora i divieti. Ci sarà un momento in cui il virus sarà in remissione in alcuni punti ma non in altri: a quel punto si potrà iniziare a correre? O dobbiamo aspettare che tutto il mondo superi questa cosa? Ecco perché penso sia impossibile fissare una data per la ripresa. Quando accendi la televisione ci sono persone che dànno tutti questi numeri, ma la verità è che nessuno sa cosa accadrà”.
Il 33enne irlandese, vincitore, fra le altre cose, di un Lombardia e di una Liegi-Bastogne-Liegi, non la vede con ottimismo: “Anche a luglio ci saranno paesi che saranno bloccati, è normale. Penso che i viaggi nel mondo saranno condizionati per circa un anno. Sembra che Francia e Spagna siano a un certo punto dell’epidemia, ma, ad esempio, il Regno Unito è più indietro di qualche settimana e gli Stati Uniti forse ancora più indietro. Non credo che saremo in grado di viaggiare liberamente per un bel po’ di tempo. In questo momento stanno accadendo cose più grandi delle corse in bicicletta. Bisogna solo affrontarle nel miglior stato mentale possibile, perché è un momento difficile per tutti”.
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